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La terapia del dolore
Intervista al Dottor Giuseppe Sala
La terapia del dolore è un intervento specialistico che nel tempo ha conosciuto un progressivo sviluppo, grazie ai positivi risultati ottenuti da pazienti afflitti da dolori che insorgono per cause diverse.
Il dolore acuto o cronico condiziona negativamente la vita di una persona sia dal punto di vista fisico sia da quello psichico. La terapia del dolore, da tempo, è una componente importante nell’offerta dell’ICCS ai propri pazienti che hanno nel dottor Giuseppe Sala un sicuro riferimento professionale.
Dottor Sala quali sono gli ambiti della sua attività nel nostro ospedale?
Mi occupo dal 2002 di terapia del dolore, branca che ho potuto studiare e poi applicare praticamente su di un gran numero di pazienti. Attualmente, seguo pazienti che mi vengono indicati dal dottor Tancioni, primario di neurochirurgia, e inoltre in questa Unità Operativa posso contare sulla preziosa collaborazione del dottor Alberto Bona. I malati che mi vengono proposti non hanno un’indicazione neurochirurgica e quindi nel processo terapeutico si inserisce la terapia del dolore che è parte di un percorso che si può dipanare attraverso interventi di tipo farmacologico e trattamenti infiltrativi.
Le persone che osservo presentano problematiche prodotte dalla colonna vertebrale e in molti casi con la terapia del dolore è possibile evitare l’intervento chirurgico. Ovviamente, i pazienti che presentano gravi deficit devono sottoporsi all’azione chirurgica
La terapia del dolore è utilizzata spesso per persone in sovrappeso con problemi di deambulazione. Come interviene?
Per questi pazienti la terapia del dolore si può utilizzare come una soluzione ponte prima dell’intervento chirurgico oppure il trattamento può essere risolutivo. Dipende sempre dal tipo di paziente che devo valutare. Se quest’ultimo comprende che i miei interventi mininvasivi possono aiutarlo nella deambulazione con meno dolore e che, per ottenere questo risultato, deve seguire un percorso terapeutico è possibile ottenere il successo.
Mi può fare un esempio?
Certo. Un paziente che pesa cento chili difficilmente potrà essere operato per valutazioni legate tra l’altro alle reazioni all’anestesia.
Nel caso si giunga ad un intervento il peso può vanificare, nella fase postoperatoria, le soluzioni adottate per migliorare la deambulazione. Io quindi propongo un intervento conservativo che prevede terapia del dolore e valutazione da parte di un nutrizionista e fisioterapista in modo che poi l’intervento chirurgico sia possibile senza rischi. Si può verificare anche la condizione che un paziente, che perde consistentemente peso, che impara a fare fisioterapia e che riduce i dolori, possa continuare con questa terapia conservativa ed evitare l’intervento chirurgico.
E per quanto riguarda gli interventi postchirurgici come interviene la terapia del dolore?
Siamo nell’ambito di quella che viene definita la FBSS, Failed back surgery syndrome (sindrome da fallimento chirurgico spinale N.d.R.) dovuto a uno o più interventi chirurgici o a una laminectomia per aprire un canale che successivamente torna a restringersi e il paziente ha difficoltà nel cammino. Questi malati, già trattati farmacologicamente, presentano scarsi margini di manovra anche da parte mia eccetto quei casi nei quali è possibile l’adozione di un neurostimolatore.
Ci può parlare di questa terapia?
La mia formazione professionale nell’ambito delle disfunzioni create dalle vertigini è iniziata a Siena sotto la guida del professor Daniele Nuti, luminare per quanto concerne questa specializzazione. Ho proseguito il mio percorso formativo con un dottorato in elettrofisiologia dell’orecchio interno a Ferrara con il professor Alessandro Martini. Quindi, ho potuto successivamente approfondire le mie competenze in malattie dell’udito e in particolare quelle vestibolari.
Tornando alla domanda, posso dire che le vertigini colpiscono un gran numero di persone, ma tra queste è maggiormente colpita la popolazione femminile, tra i quarantacinque e i sessant’anni. La più comune evidenza la si ha con le vertigini posizionali benigne che si verificano con lo spostamento nell’orecchio interno di alcuni cristalli: gli otoliti. Sono vertigini definite posizionali, perché vengono scatenate soprattutto dai movimenti della testa. Questi attacchi possono giungere all’improvviso e provocare nausea e vomito. L’esperto di vertigini, visitando un paziente, riesce a capire attraverso il movimento degli occhi di quest’ultimo dov’è finito il cristallo e attraverso una manovra riposiziona l’otolita. Si tratta quindi di un intervento meccanico.